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Come facciamo a legare il concetto di stadio di proprietà con quello di erba artificiale? Possiamo farlo in due modi. Innanzitutto, stiamo parlando dei due fattori che rappresentano in maniera più chiara e inequivocabile la tecnologia applicata al calcio. Il futuro, in pratica, passa da questi due concetti, sviluppati con tempi e in modi diversi, anche perché implicano costi diversi. Quando si parla di erba artificiale, ci si trova nell’ultima frontiera dello sport, in un campo che in parte è ancora inesplorato, ma che può regalare solamente sorprese piacevoli. In secondo luogo, possiamo legare questi due concetti pensando all’impianto del 2020. Come saranno gli stadi fra 10-15 anni? Domanda precisa e impegnativa; risposta altrettanto precisa e carica di ottimismo: saranno di proprietà e tutti caratterizzati dal manto in erba artificiale. Di ottimismo, tuttavia, ne serve parecchio, dal momento che in Serie A l’unico stadio a presentare le caratteristiche dell’erba artificiale è quello di San Siro. Non esattamente uno stadio di provincia, bensì l’impianto che ospita le gare casalinghe di Inter e Milan, due delle squadre più forti al mondo. A onor del vero, dobbiamo sottolineare che quando ci si sofferma sull’erba artificiale dello stadio meneghino si fa appello a una deroga, perché abbiamo a che fare con un tipo particolare di erba artificiale. Lo strato che calpestano i giocatori non è interamente sintetico, ma misto: le dirigenze di Milan e Inter si sono affidate ad un’azienda leader nel settore dell’erba artificiale e hanno abbracciato la proposta di un manto che presentasse caratteristiche di un tappeto naturale, ma che a questo potesse alternare la semplicità e le agevolazione che scaturiscono dall’utilizzo dell’erba artificiale. Non è ancora trascorso un anno dalla stesura del manto in erba artificiale a San Siro (i lavori risalgono all’estate del 2012) ed è comunque possibile a questo punto stilare una sorta di resoconto e tirare le somme. A onor del vero, basta guardare le espressioni che si stampano in maniera sempre più frequente sui volti dei giocatori che calpestano l’erba di San Siro, non sono esattamente di approvazione. Il discorso è che, per quanto importante sia la presenza dell’erba artificiale, la coesistenza con un prodotto naturale non è facile, anche perché quest’ultimo risente in maniera sostanziale delle intemperie e tende a rovinarsi in maniera abbastanza facile. I giocatori guardano a terra e storcono il naso quando si imbattono in zolle e deformazioni del tappeto.
Rimanendo nel campo dello sport e del calcio in particolare, contrariamente a quanto ci si possa immaginare, scendendo di categoria non si retrocede. Non siamo impazziti: stiamo semplicemente parlando ancora del fattore erba artificiale, che trova uno sviluppo maggiore e più convinto in Serie B rispetto a quello riscontrato nella massima serie. Sono diversi i campi che hanno abbracciato questo tipo di filosofia e che ne traggono benefici importanti, sotto tutti i punti di vista. Uno dei più importanti è senza ombra di dubbio quello di Novara: un impianto all’avanguardia reduce da una stagione in Serie A arrivata dopo 55 anni. Lo stadio sito in un’area centrale ha risposto bene alle sollecitazioni e si presenta in maniera impeccabile anche grazie a un manto sintetico in erba artificiale di ultima generazione. La storia recente del Novara è costellata di successi, in particolare a ridosso del primo decennio degli anni Duemila. Grazie al lavoro del noto tecnico Attilio Tesser, la formazione piemontese ha raggiunto in due anni due promozioni, trovandosi catapultata dai campi fangosi della Serie C a quelli luccicanti della massima serie. Sul prato in erba artificiale del Piola si sono esibiti atleti del calibro di Ibrahimovic, Del Piero, Marchisio, Buffon, Thiago Silva, Ambrosini, Zanetti, Milito, Totti, solo per citarne alcuni. E tutti sono rimasti sbalorditi dalle perfette condizioni di gioco garantite dall’erba artificiale dello stadio sito in Viale Kennedy. L’erba artificiale dello stadio “Piola” è un vero e proprio punto di forza per la squadra oggi allenata da Alfredo Aglietti e militante in “cadetteria”. Nell’anno della promozione dalla B alla A, gli azzurri sono stati al centro di polemiche relative proprio all’incidenza del fattore erba artificiale sulle vittorie conquistate. La squadra di Tesser era riuscita a fare dello stadio di casa un vero e proprio fortino inespugnabile, il luogo dove conquistare le vittorie più importanti, e molte di queste sono arrivate – a detta almeno dei malcapitati avversari – grazie al condizionamento imposto dalle caratteristiche dell’erba artificiale. C’è da dire, innanzitutto, che trattandosi di un’erba artificiale di nuovissima generazione, il confort per il piede e per i muscoli è pressoché massimo quindi non può creare disagi né fastidi di sorta. Il manto in erba artificiale dello stadio “Silvio Piola” di Novara è quanto di più comodo ci possa essere e non si registrano casi di giocatori vittime di infiammazioni muscolari in seguito alla sovraesposizione al lavoro sul manto del Piola. In secondo luogo, senza entrare nel merito, quel Novara non conosceva ostacoli.
Abbiamo anticipato nelle righe precedenti lo sviluppo importante che l’erba artificiale ha incontrato in Serie B, e abbiamo anche visto come questo sia addirittura maggiore a quello che contraddistingue la Serie A. Nel campionato cadetto l’erba artificiale attecchisce più facilmente, a testimonianza se non di una ricchezza maggiore (concetto peraltro errato), di un maggiore coraggio e di una voglia di innovarsi più pronunciata. In Serie B, infatti, ad ospitare le squadre avversarie su un terreno in erba artificiale, non c’è solamente il Novara, ma ci sono altre due squadre che in tempi diversi e in condizioni diverse hanno abbracciato questa scelta. In ordine di prossimità temporale, lo ha fatto il Cesena del presidente Campedelli. Lo stadio “Dino Manuzzi”, oltre ad essere uno dei più belli e organizzati di tutto il campionato cadetto (non va dimenticato che stiamo parlando di uno stadio che ha ospitato la Serie A a più riprese, e per l’ultima volta nella stagione 2010/11), presenta un terreno in erba artificiale che rammenta per caratteristiche quello di San Siro, di cui ci siamo già occupati in precedenza. Dunque, si tratta di un impianto in erba artificiale caratterizzato da un manto misto: c’è l’erba artificiale, ma ci sono anche la ghiaia, del materiale sintetico che fa attrito e attutisce i colpi, e poi c’è l’erba naturale. Una soluzione che si conferma innovativa ed estremamente ricorrente, ma che ancora deve dare i risultati che le società attendono con ansia. Ottimi sono invece i risultati riscossi dalla Juve Stabia, dalla Libertas Stabia e da tutte le società calcistiche che si impegnano tra le mura dello stadio “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia (NA), uno degli impianti più belli e più caldi di tutto il campionato cadetto, casa delle Vespe ma non solo. Stiamo parlando di uno dei numerosi vanti del calcio campano, oltre che di uno degli stadi più belli di tutto il Sud, artificiale dal 2003 e rinnovato già in due occasioni, l’ultima nel 2008. L’erba artificiale dello stadio “Menti” è di ultimissima generazione e rappresenta il fiore all’occhiello della Campania in Serie B, ma è in buona compagnia: a pochissimi chilometri di distanza si staglia fiero lo stadio “Italia” di Sorrento, anch’esso in erba artificiale. Insomma, la Campania si conferma terra d’avanguardia nel campo dell’innovazione applicata allo sport.
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